“Testardo, come un frigorifero” di Marco Lozito
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In una città frenetica, la velocità e la fretta rischiano di centrifugare sentimenti, pensieri e vite. Commessi stressati, clienti lunatici, giornalisti invadenti, un frigorifero provvidenziale e testardo, una donna probabilmente fantastica, Gianni e Zac (il suo amato cane) si incontrano e si scontrano nel gioco vorticoso e bizzarro della vita.
Finché non arriva quel leggero e costante tremolio.
E’ un terremoto. Di quelli violenti, devastanti.
E’ un terremoto, o forse due.
Gianni e Zac restano sepolti sotto un cumolo di macerie, ancora vivi.
Possono respirare, pensare, riflettere.
Riprendersi il loro tempo, almeno così credono.
Sarà un cambiamento totale, che obbligherà a guardare le cose in modo disperato, diverso, lucido. Secondo una prospettiva che Ernesto, capo della squadra di soccorso, ha poco tempo per osservare. Ma, forse, quanto basta.
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Passò del tempo.
Un tempo indefinito.
Gianni riaprì gli occhi.
Si ritrovò nel buio più completo.
Nessuna luce, nessuna voce, nessun suono, nessun rumore.
Poteva essere quella la morte?
Il suo cuore batteva forte.
Quindi era vivo, o forse gli sembrava che battesse forte?
Toccando con la mano il suolo, scoprì qualcosa che lo fece sussultare, che gli diede un inspiegato conforto in quella spaventosa e silenziosa oscurità: l’erba di un prato.
Descrizione
Marco Lozito
Marco Lozito è nato a Roma il 2 febbraio 1975. Vive in provincia di Bari, a Gioia del Colle, ridente paesino della Bassa Italia. Si interessa di diritto del lavoro e di musica, intesa come libertà di creare ed ascoltare quello che si vuole. Legge libri di fantascienza e gialli. Questo è il suo primo racconto “lungo”.
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