Sono tanti i protagonisti del romanzo e tutti, per un motivo o per l’altro, si incontrano a Berlino, fulcro e protagonista a sua volta della vicenda. Felice è un manager in crisi matrimoniale che sceglie di fuggire nella capitale tedesca per scappare alle pressioni coniugali ed extraconiugali. Said è un pusher di origini marocchine ma napoletano fino al midollo coinvolto in uno sfortunato traffico di cocaina. Nunzio è un camorrista che vive in Germania e che da lì gestisce i suoi loschi traffici. Sergi è un vecchio amico di Felice, italo-argentino, che ha fatto del caos la sua filosofia di vita. Il destino di queste quattro persone è legato strettamente e porterà a un coacervo di situazioni che hanno quasi dell’assurdo.
Felice e Said sono due lati della stessa medaglia, non a caso Said in arabo significa ‘felice’. Entrambi sono insoddisfatti della propria vita e hanno avuto un rapporto complicato col padre ma, cosa più importante di tutte, si ritrovano invischiati nella carta moschicida dello stesso guaio.
Un altro personaggio fondamentale alla storia è Sergi, il motore del disastro che porta i quattro ad avere rapporti anche con un noto gruppo terroristico. Sergi vive di sussidi statali e il suo hobby preferito è punire gli ‘str***i’. Arriva perfino a elaborare un interessante teorema sulla base del quale gli uomini, col trascorrere del tempo, non possono che decadere ed entrare in conflitto col mondo che li circonda (insomma, diventare degli str***i).
Allora ascoltami bene: un atomo è o no formato da un nucleo e da un certo numero di elettroni, protoni e neutroni che ci girano attorno? Ok. E nell’essere umano è la stessa cosa: il nucleo è la sua natura, la sua indole profonda, i protoni sono le potenzialità, gli elettroni le debolezze e i neutroni tutte quelle caratteristiche neutre di per sé, ma che a seconda delle circostanze e degli incontri possono trasformarsi in debolezze o potenzialità. Ci sei? Fin quando l’atomo è in equilibrio tutto va bene, ma se l’equilibrio si spezza – e il capitalismo te lo spezza, perché ti fa costantemente desiderare cose che non puoi avere – quello inizia a perdere particelle, decade e a quel punto sono cazzi. Avanzando negli anni decadiamo sempre di più, trasformandoci in isotopi di noi stessi che appestano l’ambiente circostante. Pensaci un attimo: quanti pezzi di merda ventenni hai conosciuto in vita tua?
Nel libro si parla anche molto di Berlino, non tanto attraverso la descrizione della città, che in questo senso appare poco, quanto esaminando le creature che la popolano. Berlino è una città di immigrati dove sì è presente una forte tolleranza ma una tolleranza che non deriva dall’aprirsi all’altro e alla diversità quanto più da una sorta di generica indifferenza che previene dal formare giudizi su una determinata persona, mantenendola a distanza di sicurezza. Anche per questo la città si divide molto in scompartimenti e non c’è una vera e propri mescolanza delle parti.
La prosa è asciutta e in qualche modo cruda. In un momento il lettore si trova a ridere per la comicità delle situazioni e l’ironia che permea le pagine, nell’altro si trova con un po’ di amaro in bocca, a riflettere sulla società e le sue colpe. In Sul fondo sta Berlino trovate tutto quello che si può volere da un buon libro, risate, riflessioni e giornate luminose.