Le droghe ebbe poco successo quando uscì, nel 1982. Ma oggi, oltre quarant’anni dopo, è molto più facile cogliere non solo il valore letterario della scrittura precisa, aspra e mai consolatoria di Laudomia Bonanni, ma anche riconoscere nei suoi personaggi il nostro stesso intorpidimento autoindotto, la nostra drammatica accettazione di un modo di vivere diverso da ciò che siamo davvero.
Edito da Cliquot edizioni
Laudomia racconta la storia di una famiglia dove ognuno vive la sua solitudine intossicata, la sua defezione anestetizzante da una vita pienamente vissuta.
C’è Nino, bambino introverso, poi adolescente sensibile, infine universitario che mette in pericolo la sua stessa vita. C’è suo padre, che dalle delusioni si lascia spegnere giorno dopo giorno.
E infine c’è Giulia, la madre – matrigna, in verità – che in fondo è quella che si rende conto, nonostante le apparenze, di essere scappata più di tutti, e da tantissime cose.
Sullo sfondo, un’Italia del Dopoguerra che fugge via veloce anch’essa da sé stessa, cancellando ogni punto di riferimento.
Prefazione di Sandra Petrignani
Laudomia Bonanni
Laudomia Bonanni (L’Aquila 1907 – Roma 2002), lettrice vorace fin da piccola, a diciassette anni è già maestra e insegna in diversi paesini dell’Abruzzo montano. Spinta dalla madre, partecipa con i racconti de Il fosso a un premio per inediti indetto dagli “Amici della Domenica”, che vince. In una recensione sul Corriere d’informazione del 1949 Montale paragona la sua prosa a quella del Joyce di Gente di Dublino.
A lungo consulente presso il Tribunale per i minorenni, nel 1960 pubblica per Bompiani il primo romanzo, L’imputata, che ottiene il premio Viareggio e che la fa scoprire anche all’estero. Con L’adultera, il suo libro di maggior successo commerciale, vince il premio Selezione Campiello nel 1964. Trasferitasi a Roma nel 1969 per essere più vicina al mondo letterario, frequenta, senza mai integrarsi del tutto, gli scrittori e i critici letterari che animano il salotto di casa Bellonci. Dopo un lungo periodo di silenzio, nel 1974 torna con un libro-saggio, Vietato ai minori, e con i racconti di Città del tabacco (1977). E Nel 1979 con Il bambino di pietra arriva in finale al premio Strega. Nel 1982 esce Le droghe, caduto nell’indifferenza di un mondo letterario ormai radicalmente diverso da quello dei suoi esordi, e dopo il rifiuto del suo editore di pubblicare La rappresaglia, uscito postumo nel 2003, la Bonanni, delusa, interrompe la sua esperienza di scrittrice.