La Lavoratrice di Elvira Navarro,
edizioni Liberaria
“Credo che la follia si nascondesse proprio lì, in quella pretesa al limite e allo stesso tempo minima, come inghiottire un centopiedi con l’insalata.”
Il racconto di questo romanzo inizia proprio con le parole di Susana o, per la precisione, con Elisa che riporta la confessione della coinquilina sul proprio passato, un momento preciso della sua vita caratterizzato da una relazione sconcia e malsana.
Ed è proprio questa partenza che rende la prima parte della lettura ipnotica: Susana è un personaggio oscuro, deviato che, però, a un certo punto sembra ritornare sui binari della normalità.
Ed è, invece, qui che prende a parlare Elisa, raccontando le sue ansie, la sua incertezza lavorativa che si ripercuote in tutti gli aspetti della vita, e poi quel degrado che circonda la città, le presenze malavitose che crede di vedere (o vede realmente?) durante la sua insonnia.
La lavoratrice è davvero un romanzo strano: non c’è un momento in cui si riesca a capire chi fra le due protagoniste sia più lucida nel raccontare le proprie esperienze.
Se la prima parte del libro si legge in un lampo, la seconda è più lenta, un po’ noiosa, ma molto introspettiva perché si insinua nel profondo delle difficoltà di Elisa.
L’aspetto più disarmante di questo romanzo è che la realtà descritta è davvero credibile: una grande città (in questo caso Madrid) abitata da persone che, in quella grandezza, in tutta quell’incertezza del lavoro e delle relazioni, si muovono e si perdono come fantasmi. Madrid è grande protagonista, ma le particolarità che emergono dall’ambientazione e dai personaggi potrebbero ritrovarsi in qualsiasi luogo e in ognuno di noi.
Sinossi :
Elisa lavora come redattrice per un grosso gruppo editoriale che la paga poco e con enormi ritardi, costringendola a mettere in affitto una delle stanze del suo appartamento nella periferia madrileña. A rispondere all’annuncio è Susana, teutonica figura dal misterioso passato. Ben presto il desiderio di saperne di più su Susana spinge Elisa a indagare sulla vita privata e lavorativa della sua coinquilina, che tuttavia le risponde laconica, raccontando storie fantastiche e incomplete, elementi di un puzzle verosimile, ma insoddisfacente. Le due donne, in una Madrid desolata e precaria che si fa terza protagonista del libro, si rivelano così l’una all’altra nella loro alienazione privata, avvinte dal potere delle loro stesse narrazioni. Ma ciò che si raccontano è davvero la loro vita, oppure solo un mosaico incompleto frutto di una latente pazzia?
Elvira Navarro – considerata una delle più importanti nuove voci della letteratura in lingua spagnola – con questo romanzo potente e intimo getta uno sguardo inedito sulla problematica più radicale dell’ultimo decennio, ovvero la precarietà lavorativa ed esistenziale e le sue conseguenze sulla stabilità mentale, indagata fino a lasciare in sospeso un’ultima, cruciale, domanda: la letteratura è un tipo di terapia, o la terapia una forma di letteratura?