Hurt people hurt people, persone ferite feriscono le persone.
L’antipatica di Emiliano Dominici, edito da Valigie Rosse, si potrebbe riassumere così: abbiamo la storia di una persona complessa e ferita che ha il potere di tirare addosso a sé stessa e a chi la circonda una dose mastodontica di infelicità e disagio.
Ma la particolarità del romanzo è il modo in cui la protagonista viene svuotata di ogni fascino e di ogni aura maledetta; e quello che rimane è una persona incapace di perdonarsi per un errore del passato e che si chiude a guscio di fronte alla vita, circondata di vari campioni di meschinità, che lei mal sopporta ma talvolta cerca, e che mal sopportano lei a le si rivolgono.
Chi si disprezza finisce per disprezzare il prossimo e svilirlo, allontanando gli altri da sé per poi circondarsi di allucinazioni, chimere irreali che uccidono il vero, perché nessuno è talmente robusto da riuscire a tirare fuori dal baratro chi in questo si crogiola e costruisce in base a esso la propria identità, la propria concezione del mondo; persone come la protagonista, che ha bisogno d’amore,ma che questo amore non riesce a gestirlo, distruggendo sé stessa e contagiando con ilsuo male tutti coloro che vengono a contatto con lei.
L’’antipatica non è un personaggio privo di virtù; è una donna colta, non priva di profondità o di slanci di compassione ma è anche una Mefistofele al contrario, ovvero capace di trasformare ogni bene e in male, a prescindere dalla sua volontà ma in conseguenza alle sue ferite che lei stessa nutre e rinfocola continuamente.